PUBBLICATO: 26-03-2021
Oggi abbiamo avuto l'onore di consegnare ad Omobono Persi, nipote del mitico campione trevigiano Omobono Tenni la sua nuova e fiammante Moto Guzzi V9 Bobber Centenario.
A lui i nostri auguri per il ritorno in sella di una Moto Guzzi, tanti anni dopo il mitico nonno, in occasione dei 100 anni di Moto Guzzi.
Fu il primo non inglese a vincere il TT, ma fu anche molto di più: la leggenda di “The Black Devil”.
Per un pilota, probabilmente, la cosa più importante è vincere. Ma per Omobono Tenni sembrava ci fosse altro: la sua unica, vera, aspirazione nella vita era infatti andare forte in moto. Sempre più forte. In una folle corsa contro se stesso e i propri limiti, dove l'unica cosa che contava per davvero erano la velocità pura, assoluta, sconsiderata e un coraggio spinto ai confini estremi.
IL PUBBLICO ATTONITO - Come quando, nel 1933, scatenato sul circuito Littorio di Roma in occasione del “Trofeo della Velocità”, schiantò a terra rovinosamente, mentre spingeva la sua Guzzi oltre ogni limite. Una botta micidiale che avrebbe steso un toro. Eppure, come raccontano le cronache dell'epoca, Tenni benché malconcio, si rialzò e incurante del dolore, corse a riprendere la moto sotto lo sguardo attonito del pubblico. Alla fine, solo un guasto meccanico gli impedì di riprendere la gara.
RICUCITELE, DEVO ANDARE AL TT - Ma fu nel 1937 che tutta la tempra di Omobono Tenni venne fuori come cuoio duro. Mancavano 3 mesi alla trasferta al Tourist Trophy sull’isola di Man e l'allenamento era serratissimo. Omobono scalava in moto a folle velocità i tornanti del Lario quando all’improvviso un carretto trainato da un asino gli si parò davanti. Fu uno scontro micidiale: una gamba fratturata ma soprattutto due dita del piede troncate di netto. Impassibile, senza batter ciglio, si racconta che il campione le abbia raccolte e avvolse con cura in un fazzoletto, confidando nella possibilità che i medici dell’ospedale di Como gliele potessero ricucire.
PENSIERO FISSO - La sua sola preoccupazione, la sua unica urgenza, era di non poter correre la gara sull’Isola di Man, alla cui vittoria aveva dovuto rinunciare due anni prima, beffato dalla nebbia e dall'incrocio di traiettoria con un corvo. Le dita rimasero mozze ma al via, Omobono Tenni, ci si presentò lo stesso.
IL RADIOCRONISTA DELLA BBC… - “Le notizie che mi pervengono da ogni zona del circuito concordano su un solo punto: Tenni sta curvando con pazzo abbandono, creando dubbi sul fatto che egli possa finire la gara in un pezzo solo”. Era l'inizio della leggenda di The Black Devil - il Diavolo Nero - il primo pilota non inglese che fu capace di vincere all’Isola di Man. Un italiano, sprezzante del pericolo e con due dita del piede mozzate.
FORSE IL PIÙ FORTE PILOTA DI SEMPRE - Coraggio. Genio. Follia. Le 239 gare corse all’inizio del secolo scorso da Omobono Tenni, molte vinte e la maggior parte vissute da protagonista, rappresentano un numero davvero elevato se rapportate a quell'epoca. Una carriera incredibile, un'epopea entusiasmante, che si interruppe purtroppo drammaticamente il 1° luglio del 1948, all’altezza della curva Eymatt del circuito di Berna, dove con la moto fuori controllo, lanciata a forte velocità, andò letteralmente in frantumi. Termina così la vita di uno dei piloti più forti mai visti in sella ad una moto... forse il più forte di sempre.
La Moto Guzzi gli dedicò una statua a grandezza naturale, che campeggia tuttora nel Museo, e una versione speciale della V11 "Le Mans". Tenni è da molti considerato il pilota che più ha dato lustro alla casa di Mandello, ed in un'intervista del 1989 Stanley Woods dichiarò che secondo lui Tenni era da considerare il miglior pilota di tutti i tempi. Ad Omobono Tenni è intitolato lo stadio di calcio di Treviso, città in cui viveva, nonché una via nella natia città di Tirano, oltre ad una lapide commemorativa a Bellagio.
* Articolo tratto da Motosprint.it